Dimmi cosa disegni e ti dirò chi sei

Molto spesso si utilizza e associa il disegno alla terapia per i bambini. Naturalmente questo è vero, perché in ambito evolutivo il disegno diventa uno degli strumenti principali di relazione. Ma il disegno può dare risultati efficaci anche nel lavoro terapeutico con gli adulti. Al contrario del colloquio, che è uno degli strumenti più diffusi, presenta infatti dei vantaggi: evita che il paziente utilizzi tutta una serie di schematismi e protezioni perché padroneggia bene il linguaggio verbale.

Quando propongo di disegnare durante una seduta, spesso il paziente risponde: “ma io non sono bravo”.

Questo della prestazione sembra un ostacolo che irrigidisce immediatamente la persona.

Ma il nostro disegno non verrà valutato per le sue qualità artistiche, anzi, non verrà proprio valutato. Si tratta solo di uno dei tantissimi strumenti per esplorare ed esprimere il mondo emotivo.

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Ecco dunque alcune linee guida per entrare in contatto col proprio mondo emotivo attraverso un foglio di carta e dei colori:

  • creare l’immagine delle nostre emozioni solo attraverso segni grafici
  • utilizzare il disegno in maniera differente sperimentando, ognuno a suo modo, il proprio vissuto emotivo

 

Esistono comunque delle macro categorie in cui riconoscerci:

  • la rabbia presuppone linee molto scure, spesse, marcate e veloci con colori forti quali il rosso e il nero;
  • la calma viene espressa con linee orizzontali, poco marcate, disegnate lentamente, con colori pastello, in particolare celeste e verde;
  • la gioia ha movimenti circolari, sinuosi, tondeggianti e che protendono verso l’alto; i colori sono accesi e molto vitali: giallo, fucsia;
  • la tristezza presenta linee tendenti verso il basso, colori spenti, scuri.

In conclusione disegnare ci aiuta a esprimere e ritrovare qualcosa che ci succede internamente. Attraverso il disegno possiamo capirci e capire chi ci sta intorno.

“Un pittore mi disse che nessuno può disegnare un albero senza diventare in qualche modo un albero; o disegnare un bambino studiando soltanto il profilo della sua forma….ma col guardare per un po’ di tempo i suoi movimenti e i suoi giochi, il pittore entra nella sua natura e quindi può disegnarlo.”

RALFH WALDO EMERSON