TangoTerapia. Quando la professione abbraccia la passione

Questo che vado  raccontare è un momento magico della mia vita di psicoterapeuta, poiché, come si può percepire dal titolo stesso, sono riuscita a coniugare quello che è il mio aspetto professionale con un altro ambito profondamente interessante per me, il tango.

Negli articoli che pubblicherò settimanalmente vi racconterò in particolar modo un’esperienza durata circa un anno, in cui la TangoTerapia ha assunto una corposità e una ricchezza che non mi sarei aspettata. Spero sarà interessante per voi seguirmi in questo percorso.

Le origini

Il progetto nasce dall’unione tra l’insegnamento del Tango Argentino e la Psicoterapia. Ho integrato l’apprendimento della tecnica del Tango, quindi “il ballo” vero e proprio, con una analisi del parallelismo tra le emozioni emerse durante la lezione e i vissuti intrapsichici della vita quotidiana. L’individuo, quindi, ha potuto sperimentare il proprio corpo attraverso la danza (aspetto ludico del movimento) e trovare in questo una risorsa per il benessere psicoemotivo nella vita attraverso un beneficio fisico.

Perché ho scelto il tango argentino?

Perché permette una integrazione tra i tre aspetti fondanti dell’individuo: mente, corpo, emozioni. Lo scopo di tutto questo lavoro è stato appunto quello di aiutare le persone ad avere una maggiore consapevolezza di questi elementi all’interno di se stessi, considerando se e come stavano funzionando.

Mi piace pensare che questo lavoro sia nato dalla nascita dell’amicizia tra me e la mia insegnante di tango. In realtà, andando a ritroso ad analizzare i nostri percorsi di crescita professionali, ho trovato le premesse che ci avrebbero condotto fino allo sviluppo di questa intuizione, che poi si è concretizzata nel lavoro che sto presentando.

Cosa dice l’Insegnante di tango, Natalia Giacchino:

Io parto dallo studio del movimento corporeo. Mi sono diplomata come Insegnante di Danza Classica a Buenos Aires e continuando i miei studi nell’ambito della danza, ho incontrato il Tango. Il primo approccio con il Tango è avvenuto nel mondo dello spettacolo, dove mi sono trovata a preparare una coreografia su musiche di tango. Poi però ho scelto di entrarci dentro e iniziare a studiarlo con diversi maestri. Ho frequentato per un periodo l’Università del Tango, che ho lasciato per trasferirmi in Italia, continuando comunque a studiare, sia in Italia che in Argentina, con Nelida Teresa Boyer, riconosciuta insegnante di tango. Qui in Italia ho cominciato ad insegnare il tango.

Cosa dice la Psicoterapeuta, Maria Giorsa:

Dopo la laurea in Psicologia nel 2000, mi sono chiesta quale potesse essere la strada per me. Casualmente mi sono imbattuta in un depliant pubblicitario di una scuola di Psicoterapia Biosistemica, una scuola di orientamento psicocorporeo. In modo anche un po’ inconsapevole, ho deciso di iscrivermi a questa specializzazione, che è diventata fondamentale per la mia formazione e ha cambiato decisamente il mio approccio al lavoro terapeutico. Questo percorso di crescita professionale non mi ha impedito di sviluppare altri interessi in ambito privato. Così, pochi mesi dopo avere iniziato la Biosistemica mi sono iscritta a un corso di Tango Argentino per principianti, tenuto da una Insegnante Argentina da poco arrivata in Italia, Natalia Giacchino.

L’incipit

Dopo qualche anno (siamo ormai nel 2008), tanti tanghi, tante chiacchiere e tante esperienze condivise, comincia a farsi strada una nuova idea: perché non creare una tipologia di lavoro psicocorpeo con il tango? Inizialmente il lavoro si è strutturato in cicli brevi di pochi incontri a tematica specifica. Poi, sulla base delle nostre esperienze personali è risultata evidente la capacità del tango di mettere in risalto le emozioni di chi lo sta ballando. Perciò è iniziato un lungo lavoro di ricerca e sperimentazione che è approdato nel 2011 al lavoro che vado a  presentare in questi articoli.

Abbiamo ipotizzato la possibilità di sviluppare, attraverso un lavoro integrato, una sperimentazione sull’utilizzo del movimento del Tango come canale di lavoro terapeutico inteso in senso ampio, ossia non selettivamente per coloro che hanno individuato dentro di sé una specifica problematica psicoemotiva da risolvere, quanto piuttosto per tutta la popolazione interessata a sviluppare il proprio star bene, la consapevolezza di tale benessere e la centratura su tale situazione positiva.

 Nel prossimo articolo parlerò di come è stato strutturato il progetto. Buona lettura.

 

 

 

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