Tocca la mia pancia e ascolta

Eccoci  con l’ormai consueto appuntamento settimanale con il corpo.

Dopo le tappe precedenti su mani (https://www.mariagiorsa.it/news/paura-toccare-ai-tempi-delle-chat/), schiena (https://www.mariagiorsa.it/psicoterapia-biosistemica/schiena-schiena-vero-che-siamo-nemici/) e collo (https://www.mariagiorsa.it/news/paura-toccare-ai-tempi-delle-chat/), ora andiamo a portare l’obiettivo sulla pancia.

La pancia è la sede di un importantissimo organo interno, l’intestino. Da un punto di vista costruttivo, è la zona meno protetta in quanto manca una struttura ossea a contenere le viscere. Risulta essere una delle parti corporee più soggette a modifica. Pensiamo infatti alla capacità di ampliarsi in caso di gravidanza o semplicemente per aumento di peso. L’intestino viene considerato il secondo cervello (cervello emozionale). Da alcuni studi emerge che in esso si trova del tessuto neuronale capace di produrre serotonina, la quale, ne ho già parlato a proposito della depressione stagionale, è il neurotrasmettitore che ci permette di provare piacere. Potremmo dire, in termini generali, che la pancia è un termostato emotivo e ci permette di vivere le nostre esperienze in maniera più o meno positiva. Come la parte posteriore del corpo, di cui sono protagoniste la muscolatura e le ossa, a livello simbolico rappresenta la parte maschile, così la parte anteriore, più morbida in quanto non protetta, rappresenta quella femminile. Volendo fare una lettura archetipica potremmo dire che l’uomo  rappresenta la forza e la muscolarità e quindi la sua energia è proiettata all’esterno, mentre la donna che si occupa del focolare domestico ed ha la capacità di accogliere, proietta la sua energia all’interno.

Nella fisicità queste due parti (maschile e femminile) presenti in ognuno di noi, si ritrovano rispettivamente nelle strutture corporee della schiena, che attraverso la sua innervazione da centrale a periferica ci permette di muoverci nello spazio, e nella pancia, che come culla dell’intestino (e della nuova vita per le donne), accoglie al suo interno la morbidezza della visceralità, permettendo le funzioni vitali della sintesi del nutrimento.

Facciamo però degli esempi concreti così da rendere il discorso più fruibile.

È molto comune avere la sensazione di pancia gonfia o dolorante quando si stanno per affrontare situazioni prestazionali o stressanti: un colloquio di lavoro o un’interrogazione; una seduta dal dentista; un incontro con la persona che mi piace e a cui voglio dichiarare il mio amore. Gli esempi potrebbero moltiplicarsi e ognuno di noi potrebbe dare i suoi personali vissuti (di quella volta in cui ero in una stanza in cui c’era un gran silenzio, in attesa del mio turno per dare l’esame, e la pancia ha iniziato a gorgogliare rumorosamente così da attirare l’attenzione di tutte le persone nella stanza)  fino ad andare a considerare le patologie psicosomatiche vere e proprie come ad esempio la colite. Vero è che il nostro organismo reagisce a queste situazioni emotivamente importanti e la pancia è una dei principali organi interessati.

Per arrivare al tema che ci interessa, ossia la capacità di riscoprire come amare, la pancia può indicarci innanzitutto se in un rapporto ci troviamo bene oppure no e, al suo interno, cosa ci piace e cosa non ci piace. Ascoltare quello che la pancia comunica, in gergo si dice “ho sentito questa cosa di pancia”, vuol dire proprio essere consapevoli delle onde emotive che dal nostro ventre risalgono fino alla consapevolezza cerebrale e alla vibrazione cutanea, queste onde che possono guidarci nell’intricato mondo delle relazioni emotive dove spesso i pregiudizi e il background vanno ad inquinare la purezza della nostra percezione. Riscoprire il “mi piace/non mi piace” ci permetterà di acquisire una destrezza interpersonale di cui saremo grati alla nostra pancia.

 

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